Per parlare d'Amore, a modo mio.

martedì 26 marzo 2013

Scrivere di notte



Amo scrivere di notte cosicché ho gli orari tutti sballati. Ho sonno e vado a dormire alle dieci di sera e alle 04,00, spesso (non sempre) sono in piedi, sveglia come un grillo. Mi piace scrivere di notte perché c’è silenzio e riesco ad ascoltarmi di più, riesco a pensare con la mente più libera, senza condizionamenti esterni. E senza interruzioni. Mi alzo, bevo un caffè e tengo il mondo fuori. Ci siamo solo io e il monitor bianco, il mio spazio da riempire. E la musica, che ascolto rigorosamente con le cuffie per non svegliare gli “uomini” di casa. 

Ho scritto “Un cassetto del cuore” in due settimane, a dire la verità anche di giorno perché ero talmente “presa” dalla storia che non potevo farne a meno. Avrò dormito tre ore per notte, ho sempre scritto. Non ho praticamente neanche mangiato perché si è chiuso lo stomaco, stravolto e stupito da tutte le emozioni, prepotenti, che uscivano. Oh! Ho perso cinque chili in quindici giorni. Ho liberato tutto quello che avevo dentro e, quando ho terminato, ero sfinita. Sul serio. Non per il sonno mancato ma per il mio stato interiore, per le emozioni, fortissime e devastanti, che ho provato... Come se avessi fatto a botte ininterrottamente con me stessa. Una persona che di libri se ne intende, mi ha detto che questo scritto arriva dritto al cuore. È il complimento più bello e più importante che potessi ricevere perché, lo ammetto, ho trascorso due settimane a piangere a causa dei sentimenti che uscivano a raffica dal mio, di cuore. Mio figlio un giorno mi ha detto: “Mamma, ma se ti piace scrivere perché piangi?”. Non fa una piega. 

Qualcuno, non ricordo più chi, qualche tempo fa mi ha detto che per “scrivere” forse bisogna stare un po’ male. Ho capito, adesso, cosa intendesse. Io, da un po’ di tempo stavo male perché ci sono “dolori” che, è inutile, non permettono di vivere, di assaporare la vita come si dovrebbe. Li tieni dentro e basta. Sono stata molto male anche scrivendolo, questo libro ma, alla fine, credetemi se vi dico che sono “rinata”. A volte, forse, bisogna solo “scavare” dentro di sé per capire tante cose. Non bisogna avere paura di farlo. Questo per dire che consiglio, veramente a tutti, di scrivere, di non chiudere i propri sentimenti (neppure quelli negativi) in un cassettino in fondo al cuore ma di esternarli, di liberarli. Ci si sente meglio, dopo. Davvero.




4 commenti:

  1. Ciao,
    ho scoperto oggi il tuo blog, non ho letto il libro.
    Però da lettrice ti dico, se i sentimenti sono "sedimentati" se quello che scrivi è sincero,leggerti sarà di certo una bella esperienza.
    Io sono sicura che il vero senso della lettura sia questo, poter riconoscersi, sapere che potrebbe succedere anche a te.
    In bocca al lupo.

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    1. Crepi il lupo! Anche io sono, prima di tutto, una lettrice accanita e penso che tu abbia perfettamente ragione. Spero tu abbia modo di leggere il libro e che possa regalarti emozione. In caso, fammi sapere cosa ne pensi perché ci tengo. Grazie della visita!

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  2. ciao Antonella...sono capitata sul tuo blog saltando da punto all'altro della blogsfera...per poi scoprire che sei tu l' Antonella di cui Diana (apple pie) parlava su facebook in riferimento al tuo libro... beh se è vero che il mondo è piccolo, quello dei blog forse ancora di più, sebbene allarghi esponenzialmente gli orizzonti...
    ti seguirò:) condividendo con te la passione per la scrittura....e la lettura!

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    1. Ciao Paolina, benvenuta e ... grazie di essere giunta qui!

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