Ok, sono qui. Immobile. È domenica e respiro casa, mi piace
respirare casa. Ma ho anche voglia di andare.
Sono qui da 21 giorni. Mi sembra, però, di essere lontana dal
mare da secoli, tanto che avrei già voglia di tornare. Avrei bisogno, di
tornare.
Che a me, in realtà, il mare ha sempre fatto paura quando è
calmo perché non so mai cosa nasconda. Mi piace quando è arrabbiato, perché si
palesa in tutta la sua forza prepotente e posso ammirarne la grandezza e
l’onestà.
Il mare è come l’anima, è la coscienza delle nostre emozioni, la
coscienza del nostro inconscio, dell’Io che non appare. Ho bisogno di respirare
anche il mare. Ho bisogno di respirare anche quella parte del mio Io, la parte
irrequieta della mia anima. Che più mi paleso e più mi sento forte perché mi
sento Io.
Qui faccio cose e vedo gente, troppe cose e troppa gente. Faccio
cose che mi tengono la mente occupata, che non mi lasciano il tempo per altro,
neppure per pensare o per fare una telefonata. Faccio cose che mi stancano. È
quello che mi occorre.
Al mare è diverso, al mare mi “espando”. Posso essere Io nella
mia interezza per il semplice fatto che so di essere abbastanza “lontana”. Posso
guardare, senza paura, il mare in tempesta e riconoscermi.
Mi hai detto di non smettere mai di scrivere, che sono brava. Io
te l’ho spiegato che non sono particolarmente brava, che scrivo solo quello che
le donne hanno voglia, o bisogno, di leggere. Mi hai detto che non importa, che
in ogni cosa che scrivo c’è dentro un po’ di me.
È che io, forse, avrei bisogno di scrivere meno e vivermi di
più. Di non avere paura. Di me.
Ma, intanto, ho cominciato a scrivere il prossimo. Qui, e non al
mare.