Chi mi leggeva su La Voce delle Mamme (il mio blog storico, che
ho chiuso e che verrà incorporato in Donne Magazine), sa che Ottobre è per me
un mese un po’ strano, ricco di emozioni altalenanti sia in negativo sia in
positivo.
Ultimamente mi ritrovo spesso a pensare al concetto di felicità:
a volte credo di non essere abbastanza felice, come se mi mancasse qualcosa,
altre penso di esserlo fin troppo. No, non sono matta anche se in certi casi il
dubbio mi viene.
È che ogni tanto penso alla mia vita (quella vissuta fin qui) e,
quando accade, mi rinchiudo nei miei silenzi (quelli che spaventano il maritino
perché dice che “vado via” per un po’ e non sa dove perché non riesce a
entrare, perché io non lo faccio entrare). Sono fatta così, a volte faccio a
pugni col mio cuore… Poi però torno, torno sempre ma solo quando ho capito,
quando ho finito di pensare.
Felicità. Ho fatto le mie elucubrazioni in merito e, questa
volta, ho sentito il bisogno di aprire la porta anche a lui. Ieri mattina l’ho svegliato (bene, come
dovrebbe fare più spesso una persona innamorata) e l’ho reso partecipe dei miei
pensieri, delle mie incertezze ma anche delle mie gioie, delle mie emozioni e
delle mie certezze. Ho fatto bene.
A volte uno pensa di essere solo ad affrontare le proprie paure
ma basta “aprire” il cuore, basta permettere all’altro di leggervi dentro per
comprendere che “soli” non si è, né mai si sarà.
Per quanto mi riguarda, credo che la felicità sia effimera, si è
felici a momenti che io chiamo “picchi di emozioni positive”. Botte di
adrenalina. Si è felici quando si è incoscienti, magari quando si è bambini e si
ignora la vita.
Un adulto, secondo me, deve arrivare ad ambire alla “serenità”,
alla serenità del cuore, che è quella che non ti fa perdere di vista le cose
importanti o, meglio, le piccole cose, quelle a cui, spesso un adulto, è
abituato a non porre attenzione perché le ritiene scontate (e se una cosa è
scontata, non esiste più) ma che sono in realtà le più grandi.
Le nostre vite scorrono veloci e il tempo è impietoso. Il
passato è passato e, per quanto bello possa essere stato, non torna indietro.
Ed è giusto che sia così. Perché il cuore ha bisogno di presente, per vivere. Per
respirare. Quando comprendi questo, quando hai la fortuna di avere al tuo
fianco una persona “grande” con cui puoi parlare veramente di tutto, non puoi
non sentirti fortunata e capire (finalmente) che non sarai mai sola e che
alcune tue paure sono davvero senza senso perché ce l’hai di fianco, chi è “disposto”
a entrare nel tuo cuore per vedere cosa ci sia dentro, nel bene e nel male.
Basta che tu gli apra la porta, che tu gli permetta di entrare.
Perché, per essere sereni, bisogna avere grande rispetto del
proprio cuore e trattarlo bene. Qualche volta, vale la pena “aprirsi” a chi ti
aiuta a non prenderlo a pugni. E solo chi ti ama veramente, può permettere
questo. Essere forti non significa essere in grado, da soli, di risolvere
tutto. Essere forti può anche voler dire fidarsi, dell’altro da sé. Consegnarsi
all’altro, semplicemente. Darsi, ma sul serio.
Ecco, non mi interessa più pensare alla “stato di felicità”, a
cosa dovrebbe essere, la felicità. Mi basta pensare a quello che ho, vivere quello
che ho già. Perché, sostanzialmente, la serenità nel cuore mi fa stare bene.
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