Non
mi è mai piaciuta, l’omologazione degli individui e dei cervelli. “Non hai altro a cui pensare?”, direte.
In effetti sì ma, appunto, qualche volta mi piace anche "pensare". Bene o male è
un altro discorso.
Stavo
riflettendo sulla nostra “libertà”, su quanto sia importante la libertà di
ognuno di noi (mantenendo ovviamente un alto livello di rispetto per se stessi
e per gli altri) ma quanto, in fondo, diamo ad essa poca valenza. Per lo meno
nella società in cui viviamo e, anche, in molte scelte che prendiamo o in
alcune situazioni in cui inizialmente ci buttiamo con entusiasmo e poi, per
questo, fatichiamo a modificare.
Pensavo
anche alle mie, di scelte. Quelle degli ultimi tempi. Quelle che mi hanno
portata a decidere di togliermi da un mondo “mammesco” di cui ho fatto - in qualche
modo - parte negli ultimi anni, quello delle “mamme blogger”. Un mondo bello,
divertente, istruttivo in cui ho avuto modo di conoscere amiche in certi casi più
vere di quelle reali… Ma anche tante stronze, ho conosciuto. E, probabilmente, qualche
volta lo sono stata pure io, stronza. Mamme che se la tirano tanto ma così
tanto anche se poi non sanno neppure coniugare un congiuntivo o continuano,
imperterrite, a scrivere “qual’è” invece di “qual è”. Credetemi se vi dico che,
fra tutte, solo una decina (forse venti) sono quelle che non bistrattano l’Italiano
(e sono le mie “Top Blogger”), quelle che lo conoscono, l’Italiano. Dove voglio
arrivare? A parlare di libertà perché non tutto è quel che sembra e non tutto
mantiene la stessa importanza per sempre.
Un’amica
che ha chiuso, dopo sei anni, il suo blog ventiquattro ore prima di me ha
spiegato bene (e in maniera diplomatica), molto meglio di quanto stia cercando
di fare io adesso, cosa sia in realtà il mondo “realissimo” delle mamme
blogger. A me viene da raccontarlo in modo non diplomatico. Come al solito.
Il
mondo delle mamme blogger è un mondo utile perché è un mondo di condivisione e
di confronto. È un dato di fatto che poter leggere di altre mamme (o neomamme)
che vivono la tua esperienza fa bene, ti fa sentire parte di un gruppo, non ti
fa neppure pensare di essere sola di fronte a un’avventura meravigliosa ma
anche difficile come quella di essere madre.
Da
anni consiglio a tutte le neomamme di aprire un proprio blog o comunque di
scrivere. Perché fa bene allo spirito.
In principio
scrivete solo per voi stesse ma poi, quando vi accorgete che avete un
“pubblico” che non è composto solo dal maritino o da vostra sorella, che
qualcuno vi legge ogni giorno e le visite dei vostri lettori (che, in gergo, si
chiamano “numeri”) aumentano, le cose cambiano.
Di
colpo iniziano a “filarvi” tutti, aziende comprese. Vi invitano agli eventi più
fighi del mondo, quasi tutti i giorni, che ti viene da pensare “Ma le altre
come fanno? Hanno davvero figli e mariti?”.
Cambia
il vostro modo di scrivere e cambia quello che scrivete. Correte il rischio di
non scrivere più quello che volete davvero. Iniziate a fare la pasta di sale
anche se, prima, cercate su google cosa cazzo sia, che così fan tutte. Cambia
il vostro modo di essere “libere” ma non ve ne accorgete subito. No, perché
all’inizio credete di fare parte di un gruppo, di un gruppo figo composto da
persone che hanno fatto scelte, responsabili o azzardate che siano, anche
controcorrente. Andando in profondità, leggendo tanti altri blog, vi rendete
conto che forse non è tutto come sembra, che forse questo mondo (come molti
altri) è solo uno specchietto per le allodole.
Che
se rinunci ad andare all’evento mondano perché non c’hai voglia, che la sera
magari preferisci stare a casa in pantofole, seduta sul divano vicino a tuo
marito e al tuo bambino, sei una “snob”. Snobbi l’evento, l’azienda che lo
organizza e le stesse mamme blogger.
E
sapete quando capite che le cose stanno andando bene? Che i vostri “numeri”, li
avete? Quando, pur “snobbando” mille inviti, continuano ad arrivarne
altrettanti, quando le varie agenzie cominciano a telefonarti perché non hai
avuto tempo di leggere quella mail che il bambino aveva la febbre… Quando su
Facebook ti chiedono amicizia e, subito, sulla tua bacheca postano il link del
loro blog appena nato che ha bisogno di visite. Quando sulla loro bacheca,
commentano (a volte prendendoti pure per il culo) quello che tu scrivi sulla
tua, di bacheca. Quando si colorano i capelli perché l’hai appena fatto tu, che
se magari una è un po’ “stravagante” la leggono di più, no? No. Quando,
cambiando solo poche parole, copiano i tuoi pensieri sul loro status, come se
fossero usciti dal proprio cervello. La verità è che non tutte le mamme blogger
hanno il cervello. Chi lo possiede fa parte di quelle poche che io considero le
“Top Blogger” e chi mi leggeva su La Voce delle Mamme sa, più o meno, a chi mi
riferisco. Le Top Blogger, in sostanza, sono quelle che, anni fa, si sono
inventate un “lavoro” - ma sul serio - dal nulla, quelle che faticando spesso
più di dodici ore al giorno davanti a un monitor, si sono create il
proprio spazio nella rete (e non solo). Quelle che possono permettersi di
scrivere ciò che vogliono, di scrivere realmente ciò che pensano e,
soprattutto, quelle che lo sanno fare. Quelle che possono, davvero, essere
libere. Le “Top Blogger” sono quelle che hanno un proprio “stile” (di scrittura
e di modo di essere). Che non basta mettersi lo smalto dello stesso colore per
volare ai suoi livelli. Le “Top Blogger” sono inimitabili. Le altre… “fuffa”.
Sempre
un’amica mi ha detto che spesso si chiede perché mai sia entrata a far parte di
questo mondo. A volte me lo chiedo anche io ma, alla fine, penso che non sia
stata un’esperienza negativa proprio per il fatto che ho imparato tanto dalle
blogger “brave”, quelle di alto livello. Anzi, a conti fatti, forse ho ricevuto
più “bene” di quanto, in realtà, abbia dato.
Non
sono una Top Blogger e so che mai lo sarò. Che la cosa non mi preoccupi
particolarmente credo sia dimostrata dal fatto che ho chiuso il mio vecchio
blog e ho aperto questo che, ad oggi, conta ben 10 followers… Ma ho sempre
creduto di potermi permettere di scrivere ciò che voglio e, pur avendolo
scordato per qualche tempo, voglio continuare a farlo. Che poi, qualche volta,
non corrisponda al pensiero comune, ecchissenefrega.
Questo
per dirvi di scrivere, di aprirvi tutti i blog che volete ma anche di stare
attente a non farvi travolgere da un “vortice” (neppure troppo virtuale) che vi
faccia perdere di vista ciò che siete e ciò che volete essere o, per lo meno,
quello che non volete diventare.